💡 Seminario di formazione
“ Quale idea di scuola? I cambiamenti e i limiti della riforma dell’istruzione tecnica e professionale”
📌 Giovedì 5 Dicembre 2024
dalle ore 10:00 alle ore 13:00
Presso l’ Istituto Tecnico Industriale Vittorio Emanuele III
La filiera Tecnico-Professionale che riduce il percorso di studi da 5 a 4 anni, era già stata severamente bocciata dalle famiglie e dai docenti, ma il governo ci riprova e da
opzione volontaria e sperimentale fallita, si avvia ad essere obbligatoria.
L’obiettivo è quello di dare in 4 anni, piena realizzazione del diritto-dovere di istruzione e formazione, anticipando l’ingresso dei ragazzi nel mondo del lavoro favorendo principalmente, una formazione che soddisfi le esigenze delle aziende, continuando a picconare, il sistema educativo scolastico, senza alcun coinvolgimento della comunità educante. Il sistema proposto, porta chiaramente allo scoperto, la vera finalità della riforma, che è quella di tagliare le risorse destinate all’istruzione piegandola, a mero servizio per le imprese. La scuola che forma i cittadini di domani, diventerebbe purtroppo, un semplice e riduttivo addestramento professionale.
Il 31 luglio è stata approvata dalla Camera in via definitiva la nuova riforma rivolta agli istituti tecnici e professionali, promossa dal Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara. Il decreto si propone di «venire incontro alle esigenze educative, culturali e professionali delle giovani generazioni», ma soprattutto alle «esigenze del settore produttivo nazionale». A seguito di ciò, partirà la sperimentazione dall’anno scolastico 2024/2025 della “filiera formativa tecnologico professionale”. La riforma consiste nel modello 4+2 che prevede di accorciare da 5 a 4 anni il percorso scolastico e permettere poi di accedere, dopo la consegna del diploma, alle Its Academy per la durata di 2 anni. Esse sono scuole ad alta specializzazione tecnologica e professionale, che puntano a formare gli studenti alle esigenze lavorative delle imprese locali.
In altre parole, gli studenti saranno accompagnati a entrare in azienda dopo il diploma – chiaramente senza alcuna aspettativa su diritti, sicurezza e retribuzione – e dopo anni di stage gratuiti. Addirittura, i percorsi formativi saranno indicati dalle aziende, che così siederanno direttamente in cattedra. La riforma rappresenta, dunque, un ulteriore tentativo di stringere il rapporto tra la scuola e le aziende, “addestrando” – a detta di Valditara – gli studenti a quello che è il mondo del lavoro all’interno delle imprese, vale a dire (per lo più e soprattutto in Sicilia) a un futuro di precarietà, obbedienza e sfruttamento. Bisogna oltretutto considerare gli effetti sociali della riforma, dal momento che finirà per essere diretta agli studenti appartenenti agli strati più bassi della società. Se teniamo conto dell’Economic Social Cultural Status index (ESCS), un indicatore elaborato dall’Invalsi per misurare la condizione socio-economica e culturale, è semplice verificare la presenza di studenti più ricchi di risorse nei licei classici e scientifici, mentre i più poveri sono concentrati negli istituti professionali e tecnici, collocati in aree specifiche delle città, per lo più quartieri popolari o periferici. Non c’è stato quasi nessun governo italiano, finora, che abbia messo in piedi riforme che si muovano verso sistemi scolastici in grado di realizzare percorsi di studio comuni che consentano di tenere insieme studenti di diversa provenienza sociale e differente livello di competenze linguistiche, per poi consentire loro di distribuirsi in orizzontale nella società sulla base delle rispettive scelte. La logica perseguita dal ministro Valditara, come dai precedenti, invece, si muove nella direzione opposta, ovvero quella di separare ulteriormente le strade tra chi sceglie di iscriversi nei licei e chi in istituti tecnici o professionali, imponendo a questi ultimi percorsi che non mettono al centro lo studio, inteso come sviluppo di competenze e conoscenze utili alla vita, ma anzi, riducono la quantità di anni trascorsi a scuola, in favore di un più repentino inserimento nel mondo degli stage gratuiti e poi del mercato del lavoro. Noi crediamo, invece, in una scuola dove la cultura e l’istruzione non si piegano al servizio del mercato e delle aziende, una scuola che non cristallizzi le diseguaglianze fra gli studenti e fra le diverse aree delle città e fra le regioni, dove piuttosto che rafforzarlo, si metta in discussione il concetto stesso di “meritocrazia”, che attribuisce esclusivamente agli individui la responsabilità di fare del loro meglio con le risorse a disposizione e le condizioni economiche di partenza, senza alcuna prospettiva di emancipazione e riscatto. La scuola non è uno strumento di omologazione o di asservimento al potere vigente o allo spirito nazionale, ma un servizio pubblico territoriale di base, che per funzionare ha bisogno sempre e in ogni caso di un rapporto ineludibile con la comunità scolastica e non di riforme ogni due anni calate dall’alto solo per far vivere un momento di gloria al Ministro di turno, che appone il proprio nome su una legge.
Al termine del seminario verrà rilasciato un attestato di partecipazione.
Iscrizione: l ’iscrizione va regolarizzata compilando il modulo online al seguente link: www.proteofaresaperepalermo.it/iscrizione.php
In allegato locandina del seminario
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